Sale la febbre del gioco, sale la febbre da Superenalotto. Il gioco più amato dagli italiani nell'estrazione odierna offre un montepremi da capogiro, una vincita per il fortunato baciato dalla dea bendata che dovesse azzeccare il "6" di oltre 126 milioni di euro. Chissà cosa ne pensa il povero Fantozzi, qui nel film "La clonazione" alle prese con la frenetica mania del gioco e a caccia della vincita plurimilionaria attraverso "u' sistemone"! Senza dubbio la prospettiva allettante di diventare ricchi investendo semplicemente pochi euro o anche uno solo fa gola a chiunque e inficia in maniera lieve le tasche del portafoglio. Tuttavia questo meccanismo funziona poichè non sono del tutto chiare le dinamiche del gioco, inoltre i mass media e la pubblicità alimentano speranze e vaghe illusioni facendo leva sull'aspetto emozionale piuttosto che sui reali meccanismi del gioco. Una volta per tutte bisogna spiegarlo. Il Superenalotto è un gioco di pura fortuna, di conseguenza nessun intervento dell'uomo basato sulla razionalità, il calcolo matematico o l'abilità può intervenire o modificare l'esito dell'evento, cioè dell'estrazione. La componente razionale ha un peso nullo, a differenza dei giochi misti basati sull'abilità e sulla fortuna come il poker, oppure sulla pura abilità come gli scacchi. A tutto questo aggiungiamo il fatto che la probabilità di azzeccare la sestina vincente è 1 su 622.614.630, abbastanza scoraggiante direi e il gioco restituisce in vincita un terzo di quanto si è giocato, circa il 38%. In pratica fatta 100 la torta solo il 38% va in vincita al giocatore, il resto va nelle casse dello Stato e al gestore del gioco, il concessionario Sisal. Ne avete abbastanza di tutte queste spiegazioni razionali? Probabilmente sì e in fondo tutti siamo portati a pensare che cosa ci costa tentare il colpo di fortuna una volta ogni tanto. Condivido questo assunto, si può giocare ogni tanto, ma non ritengo assolutamente giusto proporre tre estrazioni settimanali (martedì, giovedì, sabato), riempire telegiornali e spazi pubblicitari incentivando un gioco di pura fortuna, per nulla democratico e che in fondo premia, permettetemi il termine, "la botta di culo" di uno solo!
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