Il gioco è aperto! Proprio così. In questo primo post ho scelto di esordire con questa frase contrapponendola a "Le jeux sont faits", pronunciata dai croupiers nei casinò nel momento in cui per i giocatori non è più possibile puntare alla roulette o al tavolo da gioco. Ciò mi consente di introdurre le motivazioni e le argomentazioni a supporto dell'idea di fare un blog sul mondo del gioco pubblico. Il gioco infatti fa parte della vita quotidiana, ne permea gran parte delle situazioni e ogni individuo matura sin dalla nascita l'attitudine alla ludicità piuttosto che alla razionalità. Il gioco esiste da sempre, da quando l'uomo viveva nelle società primitive fino all'odierna società ipertecnologica e globalizzata. Esso apporta quel pizzico di allegria e spensieratezza ai problemi sociali rappresentando una delle forme di impiego del tempo libero. Il termine gioco d'altronde allude a una totalità di significati racchiudendo in sè l'attività del giocare, gli strumenti e l'insieme delle regole preesistenti. Nel tempo gli studiosi ne hanno fornito varie definizioni ma quella che appare più completa sintetizza e individua le caratteristiche di ogni forma di gioco. Il gioco è un'attività: libera, a cui il giocatore non può essere obbligato senza che il gioco perda la sua natura di divertimento attraente e gioioso; separata, nel senso che è circoscritta entro precisi limiti spazio-temporali; incerta, in cui lo svolgimento non può essere aprioristicamente determinato nè il risultato acquisito in anticipo; improduttiva, in quanto non crea nè beni nè ricchezze ma semplicemente uno spostamento di proprietà (di solito denaro) all'interno della cerchia di giocatori; regolata in quanto sottoposta a convenzioni che sospendono le leggi ordinarie e instaurano momentaneamente una legislazione nuova che è l'unica a contare; fittizia, accompagnata dalla consapevolezza specifica di una diversa realtà o di una totale irrrealtà nei confronti della vita normale.
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