lunedì 27 settembre 2010

Tg5: come alimentare la paura del gioco!














In Italia pare non esista differenza fra "dare una notizia" e "creare allarmismo" attraverso il potente strumento psicologico della paura. Gli argomenti di discussione sono svariati. Ricordate per esempio la febbre aviaria, la mucca pazza, il classico "pericolo" del caldo estivo, il traffico autostradale e via dicendo? Beh questa volta è toccato al mondo del gioco e in particolare al poker online, momento di intrattenimento crescente per centinaia di appassionati. Il Tg5 delle 20 di ieri narra la triste storia di un uomo che ha perso circa 150mila euro in due anni. L'uomo, a volto coperto per ragioni di privacy, racconta il pericolo legato al mondo del gioco online e il vortice in cui è caduto arrivando a perdere contatto con la realtà, la famiglia, gli affetti, il suo stesso ego. Dice di aver pensato di vendere addirittura un rene per ripianare i debiti di gioco. All'apparenza questa storia di immensa tristezza ci porta a riflettere intensamente sui pericoli e gli abusi derivanti dal gioco, ma in sostanza non ci dice nulla sul modo in cui è questa persona è arrivata al collasso e non ci si interroga sulle reali cause che lo hanno portato a dissipare tutti i propri risparmi. Come al solito si fa leva sulla paura cercando di colpire la morale popolare uitlizzando storie di ordinaria follia e tardivi piagnistei. Invece sarebbe più opportuno spiegare effettivamente il motivo del contendere e le mille sfaccettature del fenomeno prima di dare giudizi affrettati. A mio parere la giornalista avrebbe potuto fare domande di questo tipo dimostrando di voler approfondire l'argomento: "Come mai  non ha pianificato in anticipo la spesa da dedicare al gioco in rapporto alle sue finanze? Ha impostato correttamente i propri limiti, dato che tutto ciò è concretamente permesso da ogni poker room? Nel momento in cui si stava rendendo conto di essere in procinto di oltrepassare il limite, si è rivolto a un centro per la cura delle dipendenze dal gioco? Ecco con queste semplici domande si sarebbe potuto confezionare un servizio più credibile, senza creare inutili allarmismi sfruttando l'ennesima triste storia e mettendo in guardia la gente dai reali pericoli del gioco attraverso gli strumenti adatti per evitare tutto ciò.

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